Lunedì, 22 Maggio 2017

Lettera del Sig. Gaddo sul quotidiano l'Adige

La lettera del sig. Marco Gaddo pubblicata oggi su l’Adige (“Restituiamo gli orsi trentini ai boschi della Slovenia”) merita una sintetica e precisa risposta, punto per punto; ciò pur trattandosi di concetti già ribaditi più volte in passato.

  • L’orso non è stato “reintrodotto dove prima non c’era”. Al contrario tra il 1999 ed il 2002 sono stati rilasciati degli orsi nell’unica area delle Alpi (il Trentino occidentale) a poter vantare ancora la loro presenza in quegli anni. Si è dunque cercato di garantire continuità ad una presenza antichissima, ben antecedente all’arrivo dell’uomo in queste stesse montagne. Non si è dunque portato nulla di nuovo.
  • I conflitti con l’uomo ed i danni, possibili ove gli orsi sono presenti, non vengono “subito messi a tacere”; al contrario sono oggetto di un’informazione trasparente, puntuale, costante. Eventualmente si potrebbe parlare di sovraesposizione del tema orso, avuto riguardo all’attenzione dei media in proposito.
  • Non v’è alcuna “protezione totale dell’orso”, ne in Trentino ne altrove. E’ importante ribadirlo ancora: l’orso è gestito in base alla normativa europea e nazionale affinché la sua presenza sia possibile in equilibrio con quella dell’uomo e sono dunque previste una serie di misure, fino alle più drastiche (captivazione o abbattimento) perché ciò sia realizzabile. Tutte queste misure sono applicate dalla PAT, ivi comprese le più estreme (tre orsi infatti sono stati rimossi finora in Trentino dall’Amministrazione provinciale) e lo saranno ancora, se e quando necessario.
  • Anche in Slovenia gli orsi (circa 500) provocano danni, sono causa di qualche incidente e suscitano le proteste di allevatori e apicoltori. Sulle Alpi slovene (molto antropizzate, con agricoltura, allevamento, turismo) vengono gestiti in modo simile al Trentino, dunque consentendone una presenza controllata, nella parte meridionale del Paese invece, con estese foreste, vengono alimentati in modo artificiale per ottenere numeri molto alti e massimizzarne la caccia, che costituisce una vera fonte di ricchezza in quelle aree.
  • Non corrisponde al vero che nel gruppo dell’Adamello Brenta (così come non esiste in tutte le Alpi) c’è “una piccola area disabitata e selvaggia”. Anche li qualche conflitto con l’orso si registra. Ma la presenza dell’orso è possibile comunque, a certe condizioni, come lo è, a titolo di esempio, nell’Appennino centrale in Abruzzo, in Spagna nelle Asturie, in Francia sui Pirenei e in Grecia, tutte aree antropizzate.
  • La “bonifica totale” dell’orso non è oggi tra le opzioni percorribili, stante l’attuale quadro normativo, dunque proporla è inutile e distoglie l’attenzione e le energie dall’ambito sul quale è invece necessario continuare a lavorare: quello della convivenza con l’orso, come con tutte le altre forme di vita del nostro meraviglioso ecosistema, quello alpino.
  • Ed anche il rilancio del monte Bondone può beneficiare di tale presenza: questo è ormai chiaro anche alla maggior parte degli operatori turistici locali, come è emerso in modo evidente da ultimo in occasione dell’incontro pubblico tenutosi a Candriai lo scorso 5 agosto.

ORSO